O dobbiamo aspettare che ritorni la normalità?
E’ questa una delle domande che ci fanno, in diversi contesti lavorativi, le persone che incontriamo durante le nostre attività di formazione e consulenza.
Sono i sintomi ed i segnali che mostrano quanta fatica facciamo ad accettare questa situazione che, ormai da quasi 9 mesi, stiamo vivendo, e che è diventata la nostra normalità.
Questo perché il COVID ha cambiato molte delle nostre abitudini, portandoci a trovare nuovi modi di lavorare e interagire, portandoci a riorganizzare costantemente il tempo, le agende e le nostre giornate.
Ma c’è qualcosa che nonostante il grande sforzo di adattamento che vede tutti quanti noi impegnati, continua a fare resistenza, drenando energia e riducendo la capacità di concentrazione.
Ed è questa necessità di ricevere notizie e informazioni tranquillizzanti che riescano a dare un termine a questo stato di difficoltà che stiamo vivendo.
Tutti noi facciamo fatica ad accettare la condizione di incertezza che questa pandemia ha provocato e cerchiamo di costruire e immaginare scenari che nel breve termine ci permettano di riprendere le attività in una modalità che finalmente elimini la condizione di restrizioni e nuove regole messe in atto per contenere il contagio.
Ma quando avverrà questa”liberazione”?
Ecco, questa forse è l’unica risposta che nessuno è in grado di darci ed è per questo che piuttosto che chiederci quando finirà la pandemia possiamo iniziare a domandarci:
“in che modo posso vivere questa situazione affinché nel mio lavoro possa cogliere per oggi e per il domani tutte le migliori opportunità?”
In questi mesi abbiamo lavorato con diverse Imprese che operano in vari settori, sia per potenziare le soft skills , all’interno di percorsi formativi di lungo respiro, che per analizzare e ripensare a modelli di business e organizzativi.
Quello che abbiamo potuto rilevare in tutti i contesti è stata l’importanza che ha avuto la comunicazione interna ed esterna che le aziende hanno messo in atto.
L’efficacia di una buona comunicazione interna.
Questo significa che laddove c’è stata la capacità di comunicare con trasparenza il cambiamento e la riorganizzazione che l’azienda aveva approntato, maggiore è stata la compattezza delle risorse umane coinvolte a vario titolo nei diversi processi aziendali.
In questo momento non si tratta di comunicare un cambiamento ma bensì di rendere partecipi tutti di quello che è diventato un nuovo approccio al cambiamento, che non richiede un intervento, ma una costante attività di esplorazione, revisione e allineamento di obiettivi e piani d’azione.
Una attività questa che richiede indubbiamente uno sforzo notevole e continuo da parte dell’Imprenditore e/o del Management e presuppone la capacità di agire in velocità, o ancor meglio, di muoversi con agilità (per rifarci alla parola utilizzata durante un team coaching da un Imprenditore).
Presuppone inoltre che ci sia la volontà di accettare ed integrare modalità operative e nuove mansioni da parte di tutti coloro che hanno difficoltà ad uscire dal proprio ruolo, per andare a colmare o soddisfare una reale e mutata esigenza dell’azienda.
In che modo la comunicazione supporta l’imprenditore?
Abbiamo visto che è proprio in questi momenti di crisi la comunicazione aperta verso i collaboratori e la esternazione delle difficoltà oggettive derivanti da una crisi inaspettata, rendono l’imprenditore capace di compattare e fare squadra, mettendo in grado le persone di mantenere la fiducia e non far calare la motivazione necessaria a sostenere un periodo di messa a riposo per alcuni o di cassa integrazione per altri.
Per vincere questa sfida è necessario comunicare bene e per farlo deve crescere la consapevolezza del bisogno di una strategia aziendale che preveda azioni e percorsi di formazione insieme a nuovi modi di pensare, necessari ad allineare le persone che si muovono dentro un sistema/organizzazione.
Quanti e quali sono gli strumenti che abbiamo a disposizione per comunicare?
Abbiamo a disposizione una infinità di strumenti che se ben utilizzati possono efficientare i processi operativi e organizzativi di una azienda. Ma avere tanta offerta non è sufficiente.
E’ necessario infatti conoscere, sperimentare e collaudare gli innumerevoli strumenti oggi a disposizione per comunicare online e offline, coinvolgendo le persone e rendendole partecipi delle decisioni.
Non possiamo permetterci di lasciare al caso o dare per scontato che le informazioni vengano veicolate in maniera causale, sottoponendoci al rischio di interpretazioni sbagliate dei fatti che generano emozioni a loro volta, generatrici di conflitti. E non possiamo permettercelo soprattutto ora che il Covid ci ha reso tutti più vulnerabili.
Anche non comunicare è comunicazione.
Non comunicare significa portare un messaggio che racchiude in sè la possibilità di lasciare libera l’interpretazione dei fatti al singolo, contribuendo così ad allontanare l’imprenditore dal condividere e rendere partecipi i collaboratori alla propria visione che determinerà la riuscita di un progetto e segnerà la strada per il successo.