Come essere consapevoli delle proprie potenzialità

essere consapevoli delle potenzialità
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Il successo delle aziende?
È dato da un solo, fondamentale, elemento strategico: le persone che ci lavorano.

(Presidente Harvard University)

Come dice il Presidente della Harvard University, il successo delle aziende è dato da un solo, fondamentale, elemento strategico: le persone che ci lavorano.

La Formazione è lo strumento privilegiato per favorirne lo sviluppo e la crescita.

Quando affrontiamo un percorso di consulenza e formazione con le aziende, a prescindere dalla metodologia, dal come affronteremo le attività e dal come interagiremo con i presenti, abbiamo un obiettivo concreto che non dimentichiamo mai: fare emergere le potenzialità di ciascuno!

Lo psicologo Howard Gardner ha dimostrato che le competenze tecniche acquisite nel proprio lavoro e, soprattutto, la loro validità sta diventando sempre più effimera e temporanea. Questo perché l’innovazione tecnologica corre a velocità doppia e molte delle competenze specifiche di cui avrà bisogno l’azienda non sono ancora perfettamente delineate e individuate.

Per questo, sempre più valore viene dato alle competenze trasversali e alle soft skills.

Essere consapevoli delle proprie peculiarità

Non tutti sono consapevoli delle proprie potenzialità: questo lavoro di coscienza richiede tempo, dedizione e molta consapevolezza di sé.

Cosa si intende per consapevolezza di sé?

È legata alla capacità delle persone di essere consce dei segnali emotivi espressi attraverso il corpo. Per alcune persone è molto difficile sentire i propri stati d’animo.

L’elevata sensibilità ai segnali del proprio corpo può risultare utile sotto molti punti di vista: gioca, infatti, un ruolo fondamentale nel provare empatia (ovvero la capacità di provare ciò che provano gli altri) e nel comprendere i nostri stati emozionali ci aiuta a evitare fraintendimenti nelle discussioni con gli altri.

Sapersi auto-valutare, però, non è semplice: i bias cognitivi sono sempre in agguato, è frequente cadere nell’effetto Dunning Kruger (tendere a sovra-stimare le proprie attività, ignorando le proprie lacune e incompetenze) ma è altrettanto frequente la sindrome dell’impostore (sottostimare le proprie capacità sino a sentirsi inadeguati, vivendo con il perenne terrore di essere smascherati).

Come si traduce questa consapevolezza di sé nel lavoro?

I percorsi di formazione che facciamo con le aziende e i propri collaboratori comprendono anche attività che valorizzino o facciano emergere le competenze distintive di ognuno.

Un esercizio divertente ma allo stesso tempo molto utile è quello di far scrivere alle persone una lista di attività in cui reputano di essere bravi. Le regole del gioco sono semplici: scrivi tutto, anche le cose che ti sembrano irrilevanti, sforzati di cogliere le cose che fai bene e che dai per scontato (perché semplici o banali). Non è detto che siano così per tutti.

Questa lista viene poi discussa e riportata sul lavoro e sulle competenze trasversali di ognuno.  È un esercizio stimolante e dai risultati mai banali, perché molti di noi non hanno consapevolezza delle proprie abilità e competenze e magari le scoprono per la prima volta.

Una leadership più orientata all’ascolto

Il periodo che stiamo vivendo pone i manager e chi ricopre posizioni di vertice dinnanzi alla necessità di una leadership differente, che curi i talenti all’interno del team, favorisca l’autonomia di tutti i componenti e privilegi la collaborazione alla competizione. Le aziende e i loro manager, quindi, sono invitati a costruire rapporti basati sull’ascolto e a trovare l’equilibrio tra coinvolgimento, flessibilità e rispetto degli obiettivi.

Il Sole24Ore ha analizzato il fenomeno dell’abbandono del posto di lavoro nel periodo pandemia Covid (Great resignation). Nell’ultimo anno, in Italia, quasi 800mila persone hanno dato le dimissioni dal proprio posto di lavoro a tempo indeterminato. Le motivazioni emergono confrontando il 2020 e il 2021. Nella ricerca di una nuova occupazione, acquisisce importanza:

  • una maggiore flessibilità (+12,3%)
  • una cultura aziendale inclusiva (+7,3%)
  • il tanto desiderato equilibrio vita privata-lavoro(+6,3%) .

I manager devono quindi adottare cambiamenti importanti nel proprio stile di leadership. Deve saper guardare lontano, deve saper stimolare i membri del proprio team e prendere decisioni in tempi rapidi e con un approccio sostenibile non solo per l’azienda ma anche per tutti i soggetti coinvolti.

Ma soprattutto, deve ascoltare con gentilezza, deve essere empatico e lavorare sulle emozioni (anche sulle proprie) per incrementare coesione e responsabilizzazione.

Si richiede quindi, un passo in più e nuove competenze trasversali, ai manager e ad ogni membro del team. E la formazione diventa sempre più fondamentale.

Photo by Ludde Lorentz on Unsplash

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