L’emergenza coronavirus che viviamo vede impegnate in prima linea molte delle nazioni per fronteggiare un virus in rapida espansione ma c’è un problema maggiore: l’infodemia.
C’è la paura, la grande paura. Siamo inondati da tante informazioni e aggiornamenti sul coronavirus, una pioggia di notizie che ha portato all’infodemia, termine sempre più utilizzato. Ma di che si tratta?
Riaprendo la classica Treccani, l’infodemia non è altro che la circolazione di notizie o informazioni, spesso non vagliate o verificate con attenzione, che rendono difficile l’individuazione di fonti attendibili.
COSA DICE L’OMS
Questa volta, non è solo un termine coniato da qualche filosofo o sociologo, ma è un vero e proprio problema che si sta verificando in parallelo alla pandemia, certificato anche da un’istituzione internazionale, l’Organizzazione mondiale della sanità.
L’OMS è in prima linea: la nostra capacità di comprensione delle informazioni incomincia ad avere una distorsione nel momento in cui ci troviamo a doverle ricostruirle. L’Organizzazione, oltre al virus, deve gestire gli effetti che gli allarmismi provocano nella popolazione, e che si traducono in razzismo, procurato allarme (non in senso giuridico) e guerra nei social.
Una cosa è certa, oramai: non è una semplice influenza e ha sicuramente un tasso di mortalità superiore, ma è anche vero che i dati vanno saputi leggere, interpretare e capire.
Alcuni giornalisti professionisti, direttori e conduttori di telegiornali o talk show a volte esagerano con titoli troppo crudi rispetto a quanto scritto in un articolo o sostenuto in diretta.
COMUNICARE E’ COMPLICATO
Comunicare e la comunicazione in generale è un mestiere complesso, non può essere ammesso improvvisare. Non servono titoli “forti” e notizie che creano scalpore, con attendibilità incerte, senza però tener conto di ciò che arriva o potrebbe arrivare alle persone. Le conseguenze, i risvolti, le contaminazioni, non solo virulente.
Quando ci si trova in una situazione così delicata, il fenomeno dell’infodemia si accende. Forse peggiore anche dell’epidemia stessa, aizzata dall’incompetenza, dalla poca preparazione e dall’improvvisazione.
Se dovessimo pensarci, quantomeno in Italia, la comunicazione, per quanto presente e in via di sviluppo, è sottovalutata ancora. Si pensi alle pubbliche amministrazioni o alle aziende. Ancora oggi troppi compiti che dovrebbero essere dati ad una figura esperta in comunicazione, vengono assegnate ad altre figure.
Non è sicuramente tempo di polemiche, ma bisogna iniziare a ragionare di comunicazione in termini nuovi e diversi. Una sfida che, alla fine di questo tempo, bisognerà cominciare a prendere con assoluta attenzione, senza rimandare o minimizzare.
Per noi semplificare e scegliere è un’attività quotidiana attraverso le nostre pratiche e consulenze. Scegliere ed aiutare a essere consapevoli. Non solo nella comunicazione.